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Corato: Storia e Tradizioni |
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News e foto del monumento
Renato Imbriani
Se la Puglia può vantare uno dei più grandi Acquedotti del mondo, il merito è di molti uomini che, con la loro fatica e il loro impegno, hanno dedicato la vita alla realizzazione di questa ciclopica opera d'arte. Fra tutti, però, un ruolo fondamentale lo ebbe Matteo Renato Imbriani.
Nel 1859, a meno di diciassette anni, alunno dell'Accademia militare di Torino, partì volontario per la guerra di liberazione; promosso luogotenente da Garibaldi, a Milazzo, nella campagna del '60, fu ferito a Castel Morrone. Quando, dieci anni dopo, morì in combattimento suo fratello, ardente mazziniano, Imbriani si convertì a Mazzini e si dimise dall'esercito.
La sua figura faceva subito colpo e contribuì, sicuramente, alla sua popolarità, non meno del suo amore per la verità, della sete di giustizia, della sua comprensione al dolore a alla sofferenza dei poveri. E così, nel 1889, fu eletto a Bari con duemila voti di maggioranza.
All'indomani delle elezioni, Imbriani presentò, alla Camera, la prima proposta di legge per l'Acquedotto Pugliese; la proposta era molto modesta in quanto il contributo dello Stato era previsto solo per un quinto della spesa totale e il resto era a carico delle Province e dei Comuni. Sostenne con determinazione questa proposta; la sua frase: 'Vengo dalla Puglia assetata d'acqua e di giustizia' divenne lo slogan della battaglia per l'Acquedotto; lo Stato aveva l'obbligo di dare il suo consenso ad una proposta riguardante la popolazione di tutta la regione Puglia. Nonostante il suo impegno e la sua dedizione, la proposta non fu presa in considerazione e ci vollero ancora tanti anni di duro lavoro e tante sofferenze prima che il primo colpo di piccone facesse zampillare l'acqua.
Ma il grande merito di Imbriani, fu quello di aver considerato i problemi della Puglia, soprattutto quello dell'Acquedotto, non più come questioni locali, ma come casi nazionali. La causa dell'Acquedotto era, quindi, un maturo problema nazionale; si erano superati i litigi per la concessione tra l'ingegnere Zampari, la Provincia di Bari e quelle di Foggia e Lecce, perché era lo Stato che doveva intervenire direttamente. L'Acquedotto Pugliese non era opera da Consigli provinciali, era la maggiore opera dell'epoca e doveva essere deliberata dal Parlamento.
Imbriani, divenne così una figura storica, il più convinto sostenitore dell'opera.
Quando la sua vita fu in grave pericolo a causa di un ictus, che lo colpì durante uno dei suoi accesi comizi, tutta l'Italia si commosse; i giornali lo elogiavano, ricordavano aneddoti ed episodi della sua vita.
Per alcuni anni fu immobilizzato e poi morì il 12 settembre del 1901: il feretro fu portato a spalla dai garibaldini tra una folla immensa, dai balconi piovvero fiori. A Corato, in onore di quest'uomo, che con passione si dedicò al bene pubblico, fu realizzata una statua.
Ester Portaluri
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