03 Novembre 2023
4 Novembre 2023
La fine della Prima guerra mondiale, sancita per l'Italia dell'armistizio di Villa Giusti del 4 novembre 1918, lasciava un Paese disseminato di lutti e segnato da una profonda crisi economica e istituzionale. La migliore gioventù aveva perso la vita sul fronte di guerra o era stata irreversibilmente mutilata nel corpo e nello spirito, destinata a un'esistenza di deprivazioni e mancate opportunità. In questo giorno, dedicato all'Unità nazionale e alle Forze armate, con forza deve riecheggiare il comando pacifista della nostra Costituzione, che all'articolo 11 dice: "L'Italia ripudia la guerra (...)." Con chiarezza vanno denunciati il commercio e la produzione delle armi. Mentre intere città vengono distrutte da missili e bombe; mentre bambini, donne, uomini, anziani muoiono a migliaia; mentre a livello internazionale la gente comune paga col carovita i contraccolpi dell'avanzare infausto della guerra, l'industria delle armi vola nelle sue quotazioni borsistiche. C'è una sola strada per risolvere le controversie internazionali: il dialogo e cioè la politica. "In piedi costruttori di Pace!". Dobbiamo innanzitutto dichiararci: Enti locali per la Pace; Scuole e Università per la Pace; Sindacati per la Pace; Chiese per la Pace; lavoratori e lavoratrici per la Pace. La guerra non è un destino. Può essere fermata, ma occorre mobilitarsi.
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